Il quartiere ebraico di Roma, detto anche ‘ghetto ebraico’, si trova nel rione Sant’Angelo ed è uno dei tesori più preziosi della Città Eterna. Ricco di testimonianze archeologiche, culturali e gastronomiche, dev’essere, per forza di cose, una tappa del vostro viaggio nella Capitale.
Il ghetto ebraico di Roma è il secondo quartiere più antico del mondo. Nacque nel 1555, quando Papa Paolo IV, tramite la bolla Cum nimis absurdum, ne ordinò la creazione revocando, di fatto, ogni diritto agli ebrei romani.
Questi ultimi iniziarono cosi a risiedere esclusivamente all’interno del ghetto.
Inoltre, dovevano indossare un distintivo che permettesse il loro riconoscimento, non potevano esercitare alcun tipo di commercio (eccezion fatta per quello degli stracci e dei vestiti usati). E in ultimo, non gli era permesso possedere beni immobili.
Nel 1870 con la breccia di Porta Pia finì dominio papale, e il ghetto venne dismesso.
Il Tempio Maggiore
Con la breccia di Porta Pia, la comunità ebraica di Roma poté ergere i propri luoghi di culto. Iniziò così la costruzione del Tempio Maggiore.
Il Tempio Maggiore è la sinagoga principale di Roma. Fu costruita tra il 1901 e il 1904 proprio nel ghetto dove, per secoli, gli ebrei furono rinchiusi. Osvaldo Armanni e Vincenzo Costa – gli architetti dell’edificio – lo progettarono ispirandosi all’architettura assiro-babilonese.
L’edificio si erge su due livelli: uno sotterraneo, l’altro a pianterreno. In quest’ultimo, ha sede il tempio vero e proprio, mentre il piano sotterraneo ospita il Museo Ebraico.
Nel museo è possibile osservare puntali e corone realizzati dai più grandi orafi romani dell’epoca, documenti storici di enorme importanza.
Tra questi: alcuni dei testi censurati dall’Inquisizione, gli editti sul Carnevale nella Roma dei Papi (quando si svolgeva il cosiddetto “pallio delli Judei” ovvero, delle corse alle quali gli ebrei erano costretti a partecipare completamente nudi e dopo aver consumato un abbondante pasto), oppure i documenti che attestano la confisca, voluta dai tedeschi nel 1943, di 50 chili di oro.
La fontana delle tartarughe
Questo monumento risale al 1588 ed è situato in piazza Mattei, davanti al palazzo dell’omonima famiglia.
Il nobile romano Munzio Mattei la volle follemente; in cambio, promise di pavimentare la piazza e tenere pulita la fontana.
Taddeo Landini realizzo la costruzione seguendo il progetto di Giacomo della Porta. Il suo intento era quello di veder realizzati quattro efebi (giovani) e otto delfini.
Quattro degli otto delfini previsti non furono adoperati. La pressione dell’acqua infatti non consentiva l’innalzamento immaginato.
Papa Alessandro VII fece aggiungere le tartarughe che danno il nome alla fontana in un restauro del 1658.
Il Portico Ottavia
Il Portico di Ottavia è un complesso monumentale e risalente all’epoca augustea. Sostituiva il precedente portico di Metello del II secolo a.C..
Augusto dedicò il portico ricostruito alla sorella Ottavia. I resti appartengono a una ricostruzione voluta da Settimio Severo successivamente a un incendio avvenuto nel 191 d.C.
Il complesso monumentale includeva:
- i templi di Giunone Regina e Giove Statore
- due biblioteche (una greca e una latina)
- un grande ambiente per le riunioni.
Al suo interno, invece, vi erano delle opere d’arte, tra cui la turma Alexandri. Una creazione che consta di un gruppo di statue in bronzo che raffigurava Alessandro Magno e i suoi cavalieri, realizzata da Lisippo.
Del grande complesso di un tempo, oggi sono osservabili i resti dell’ingresso centrale, l’architrave, il timpano e i due archi delle pareti laterali.
Inoltre, rimane leggibile l’incisione che segnala il restauro del monumento commissionata dell’imperatore Settimio Severo!
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